"POCKET" E "TEA-CUP" DOGS
di Valeria Rossi
“Ho uno yorkshire toy” è sempre stata una della frasi-simbolo della “cuggineria” popolare in tema cinofilo.
Infatti solo i più sprovveduti credono ancora che lo yorkshire abbia taglie diverse: in realtà esiste un unico standard che prevede un peso massimo di 3,178 kg.
I cani più piccoli sono yorkshire piccoli (e non nani o toy), mentre quelli più grossi non sono "yorkshire giganti", ma cani fuori taglia e fuori standard.
Punto e basta.
Purtroppo ciò che sembra semplicissimo sulla carta non lo è nella realtà dei fatti.
Provate infatti a cercare “yorkshire toy” su un qualsiasi motore di ricerca...e verrete letteralmente “sotterrati” da annunci come questo:
“Allevo e dispongo cucciolate di:
SPITZ piccolo bianchi e rossi;
YORKSHIRE toy e nani, nero focati e acciaio.
Cuccioli di circa 50/60/70 gg, maschi e femmine, sverminati e vaccinati, microcippati, con e senza pedigrèe LOI.”
Ale’! Con pedigree, senza pedigree, toy e nani, neri focati...e che altro?
Sembrava che la fantasia dei cagnari non potesse esprimersi più di così.
E invece, purtroppo, c’è riuscita.
Prima di andare oltre vorrei premettere che c’è una SOLA razza da compagnia in cui si trovano effettivamente diverse taglie: ed è il barbone.
Il suo Standard infatti distingue: grande mole (il cosiddetto “barbone gigante”), medio, nano e toy (o miniature).
Tutti gli altri (yorkshire, maltesi, bolognesi, shih-tzu eccetera) hanno una sola taglia.
Purtroppo cagnari e negozianti si guardano bene dal fare riferimento allo Standard, visto che solitamente dispongono solo di cani atipici e fuori taglia: quindi rifilano impunemente ai clienti yorkshire toy, maltesi nani e shih-tzu giganti, facendoli passare per razze pregiatissime e ovviamente costosissime.
Il fatto è che ormai, per la fantasia popolare, cominciava a mancare una dote assai ricercata: la rarità!
Perché non ci vuole più nulla ad avere uno “yorkshire toy” o un “maltese nano”! Caspiterina...basta aprire una qualsiasi rivista o navigare in internet per sfogliare centinaia di annunci che non propongono praticamente altro!
Così la fantasia malata dei cagnari ha fatto il “salto di qualità”.
E pochi giorni fa, nella sala d’attesa del mio veterinario, ho avuto l’onore di incontrare una signora che teneva in braccio qualcosa che a prima vista mi è sembrato un grosso topo a pelo lungo: focalizzando meglio lo sguardo ho deciso che no, non era un topo, ma un cane...insomma, “quasi” un cane.
Un piccolissimo meticcio con seri problemi di nanismo e di rachitismo.
Non poteva pesare più di un chilo, presentava drammatici occhi a palla (irritati e arrossati) e aveva le zampe clamorosamente storte, per tacere della cifosi che lo faceva apparire ingobbito anche da sdraiato.
Se mai mi fosse nato un povero cucciolo malformato come quello, credo proprio che l’avrei soppresso alla nascita.
Ma prima che avessi il tempo di fare una gaffe clamorosa, perché era mia intenzione chiedere alla padrona se il tentativo di tenerlo in vita fosse un atto di pietoso coraggio, la signora aveva già notato il mio interesse per il top...pardon, cane. Ed era già partita in tromba con il pistolotto.
Visto che meraviglia?
Visto che piccolo? (embe’...sì...)
E poi la domanda da cento milioni di dollari: “Scommetto che non sa cos’è!”
Ora, trent’anni di esperienza cinofila non mi avranno insegnato moltissimo...ma una cosa l’ho imparata di certo: ho imparato a non rispondere MAI a una domanda come questa.
Perché se ti azzardi a rispondere quello che pensi davvero (e cioè: “certo che lo so: è un meticcio”) ti sei fatto un nemico per la vita.
Anche in questo caso, quindi, non ho trovato di meglio che inalberare il classico sorriso ebete da “no, non lo so, non mi intendo AFFATTO di cani e aspetto solo che lei mi spieghi tutto” e tenere il becco chiuso (oltretutto ero lì con la mia gatta, e nulla poteva lasciare intendere che capissi qualcosa di cani).
Ho scoperto così che il top...pardon, cane aveva dieci mesi, pesava 950 grammi e apparteneva a una razza rarissima, di recente creazione.
La signora l’aveva comprato in negozio (ma va’? chi l’avrebbe mai detto) pagandolo millecinquecento euro (e qui ho avuto un momentaneo mancamento).
Ho scoperto che sì, era un po’ caro..ma ne valeva la pena perché era un soggetto rarissimo (e due) e preziosissimo.
La suspence cresceva, ma con noi in sala d’aspetto c’era una terza persona: un signore che – a differenza di me – conosceva benissimo i cani, e che a quel punto intervenne: “Ma è uno yorkshire toy, no? Ce l’ha anche mia figlia!”
E finalmente l’orgogliosa proprietaria poté giocare la sua carta vincente: NOOOOO, non era un semplice yorkshire toy!
Scherziamo? Quelli ormai ce li hanno tutti! (con occhiatina di palese commiserazione al signore, e per estensione anche alla figlia).
Il SUO cane da millecinquecento euro era (rullo di tamburi) un teacup yorkshire!
Il cane che sta dentro una tazza da tè!
A quel punto stavo ormai facendo sforzi inumani per tenere la bocca chiusa e non esplodere... ma per fortuna in quel momento si aprì la porta dello studio e la signora entrò dal medico, lasciandomi a rimuginare da sola su questa nuova moda del cane miniaturizzato.
Quando arrivò il mio turno, prima ancora di tirar fuori la mia gatta dal trasportino domandai al veterinario cosa pensasse del cliente che era appena uscito.
“Cosa vuoi che ne pensi? – mi rispose – E’ uno scherzo della natura!”
“Ma gliel’hai detto, alla padrona?”
Lui mi guardò con un sorrisetto ironico: “Io con questo lavoro ci campo. – rispose – Quanti clienti credi che avrei ancora, se dicessi a ognuno di loro cosa penso dei loro yorkshire nani, dei dobermann giganti e di tutto il resto? Tira fuori la gatta, va’”.
Tirai fuori la gatta.
Capisco anch’io quando è il momento di stare zitta.
Solo che...se la gente che sa qualcosa di cani, per quieto vivere, tace; se i veterinari tacciono per non perdere i clienti; e se il resto del mondo è composto da gente che “non” sa nulla di cani, quindi non ha idea dei problemi che si nascondono dietro a tutti questi cani pocket, teacup e affini... chi caspita glielo spiega, agli aspiranti acquirenti di cuccioli, che dove “piccolo” va bene, talora “piccolissimo” può significare guai?
Potrebbe dirglielo un Giudice, se mai approdassero al ring di un’esposizione: ma il 99% dei proprietari di cani, in expo, non ci andrà mai.
Quindi...che succede?
Succede che la signora di cui sopra se ne va felicemente in giro per il mondo presentando a tutti il suo teacup yorkshire come cane rarissimo e pregiatissimo...e invogliando altri neofiti disinformati ad imitarla nell’acquisto di topi malriusciti.
E infatti, un paio di mesi dopo l’incontro che vi ho raccontato, navigando in rete mi sono imbattuta in questo accorato appello:
TEACUP YORKSHIRE!?! Il GRIDO di tutti gli Allevatori, che amano e selezionano seriamente questa stupenda razza, e' ormai un appello non ascoltato da troppa gente!
Chi per convenienza affaristica...chi per egocentrismo, chi perché desidera a fianco a sé non un cane, ma un giocattolo...avvalla sempre più questa distorta immagine di uno Yorkshire Terrier che addirittura ormai si vuole mettere dentro ad una TAZZA da THE!
Che fare per fermare tutto ciò?
Vi preghiamo di non fomentare ciò che distrugge una razza, portandola ad avere oltretutto gravi problemi di salute!
Vi prego ascoltateci, lo Yorkie è un cane bello solo se ben equilibrato nelle sue misure!
E poi 3Kg di cane...ma che cosa sono...non è forse già minuscolo?
Scommetto che pesa di più la borsa della vostra spesa, non e' vero?
AIUTATECI, GRAZIE!
Chi ha scritto queste parole?
Un gruppo di allevatori.
E già immagino la reazione di chi penserà:“Ma certo! Gli allevatori fanno la guerra a questi splendidi cagnolini...perché devono vendere i loro!”
Ma non è questa la realtà.
Infatti, se i cani pocket, teacup e quant’altro fossero cani NORMALI e SANI...i Club di razza non avrebbero alcun problema a riconoscerli e ad inserirli nello Standard.
Che fastidio gli darebbe? Gli allevatori avrebbero una possibilità di vendita in più... e questo normalmente non dà proprio fastidio a nessuno.
Se i microcani NON sono riconosciuti, un motivo c’è: anzi, ce n’è una lunga serie, consistente in tutti i problemi di salute legati al nanismo.
Eccone un elenco:
- dentature deboli e incomplete (non c’è abbastanza spazio in bocca) e conseguenti problemi di alimentazione;
- occhi globosi, sporgenti, facilissimi ad infiammazioni e irritazioni e - per alcune razze - predisposti al distacco della retina;
- fontanella del cranio aperta anche nell’adulto, con conseguente estrema delicatezza del cranio stesso (in pratica il cane può morire cadendo da venti centimetri di altezza);
- schiene ingobbite (cifosi);
- zampe corte e storte
- rachitismo
- lussazione della rotula
- epilessia
- difficoltà di monta per i maschi
- difficoltà di parto per le femmine, che richiedono quasi immancabilmente il cesareo: solo che anche operare un cane di queste dimensioni diventa un’impresa improba.
Perfino il carattere ne risente: forse proprio perché si sentono costantemente in pericolo, i cani troppo piccoli sono spesso nevrastenici, abbaioni e anche mordaci.
Serve altro?
Eppure tutto questo “sfacelo” non basta a tenere a bada un pubblico che sembra letteralmente “affamato di miniaturizzazione”: diversi allevatori mi hanno detto che se per caso provano a spiegare a un cliente in cerca di “teacup dogs” che in realtà va cercando guai, questo quasi si offende (oppure pensa che gli stai raccontando frottole solo perché NON HAI il cane che lui vorrebbe, e speri di rifilargli un “immane mostro” come un yorkie da tre chili).
Ma attenzione, non stiamo parlando solo di yorkshire: anzi!
La gente comincia a cercare anche i “beagle Elisabeth” (una sorta di “beagle nano” in voga ai tempi di Elisabetta I, il cui allevamento è stato abbandonato proprio perché portava problemi di salute).
E un’altra razza in cui impazza la “micromania” è (secondo rullo di tamburi...) lo stesso barbone!
Proprio la razza in cui la taglia “toy” esiste già, ed è già piccolissima: tanto che c’è stata una certa battaglia tra i cinofili per il suo riconoscimento, proprio perché si avevano seri dubbi sui possibili problemi di salute.
Oggi i toy, se ben allevati, sono cani esenti da problemi di nanismo...ma da qualche anno sono arrivati gli americani, decisi a fare di più e di meglio. Essi hanno suddiviso le taglie del barbone in:
toy - peso da 2,250 kg - 3,600 kg - alto dai 23 cm ai 28
tiny toy - da 1,800 kg a 2,250 kg alto fino a 23 cm
pocket - da 1,575 a 1,800 kg - alto 18- 22 cm
teacup - da 0,900 a 1,575 kg 16 18 cm.
Non contenti, gli americani hanno fatto anche una gran miscellanea di colori: rosso, cioccolato, crema, blu...ma anche barboni bicolori come il plantom (focato), il taxedo (con macchia bianca al petto), il parti-color (praticamente un barbone pezzato, tipo mucca).
Ma finché giocano con i colori, pazienza (a questo si è adeguata anche la Germania, riconoscendo il plantom che oggi si può vedere anche sui ring delle esposizioni tedesche): che invece si giochi con la salute...be’, mi preoccupa molto di più.
E i cani troppo piccoli hanno quasi immancabilmente i problemi di salute sopra elencati...a meno che non vengano allevati con estrema serietà ed esclusivamente a scopo selettivo, per non "perdere" la taglia dei toy.
E’ il caso di Stefania Bramani, da molti anni allevatrice di barboni nani e toy, che da qualche anno ha cominciato ad allevare anche i “sottotaglia”.
E poiché è giusto dare subito la parola agli...accusati, riporto qui la nostra intervista:
D: Perché ha deciso di dedicarsi all’allevamento di cani così piccoli, visti i problemi di salute legati al nanismo?
R: Perché io in realtà non allevo nani patologici: lavoro su cani piccolissimi, sì, ma anche armonici e senza traccia di nanismo.
E' molto difficile trovare soggetti con queste caratteristiche, e l’ho sperimentato sulla mia pelle: i primi “pocket” che ho acquistato in America non erano cani sani ed ho immediatamente abbandonato l’impresa.
Poi, però, ho trovato le linee di sangue giuste, e adesso vado orgogliosa dei miei tiny toy e pocket”.
D: Ma che bisogno c’è di rimpicciolire ancora il barbone toy, che è “già” piccolissimo?
R: In realtà non ce ne sarebbe alcun bisogno: ma il fatto è che non è facile trovare toy che restino “davvero” toy!
In passato ho acquistato diversi cani, dai migliori allevatori (italiani e non): una volta finito lo sviluppo i presunti “toy” raggiungevano i 30 cm!
Succede una volta, e passi: ma quando comincia a succedere due o tre volte, ci si scoraggia.
Anche perché io non me la sento di farmi sostituire un cane dopo che ci ho vissuto insieme magari per sei o sette mesi: io ai miei cani voglio bene, non posso considerarli come paia di scarpe che se non vanno bene si cambiano.
D’altro canto...io sono piccola e amo le cose piccole: i toy mi piacciono molto più dei nani e ho sempre desiderato allevare questa taglia.
Ma non potevo neppure riempirmi la casa di cani troppo grandi!
Così ho cominciato a interessarmi alle linee americane di tiny-toy e pocket, e una volta identificati i cani di cui avevo bisogno ho cominciato ad usarli in un programma di allevamento molto mirato.
Non li accoppio tra loro e non vendo femmine inferiori ai 23 cm. per la riproduzione, ma solo per compagnia.
Scelgo accuratamente i clienti per essere sicura al cento per cento che nessuno “pasticci” con i miei cani.
Insomma, faccio selezione nel vero senso della parola. Sui cani...e sui clienti.
E sono molto soddisfatta dei risultati che sto ottenendo, anche se so di essere molto contestata.
D: Lei, quindi, è una vera cinofila e non una “produttrice commerciale” di cuccioli. Ma non pensa di dare, in qualche modo, un “cattivo esempio”? Lei sa che i suoi cuccioli sono tipicissimi, sanissimi, controllatissimi.
Se però, anche grazie ai suoi cani, si diffonde la moda del barbone “micro" e lei non è in grado di coprire tutte le richieste, visto che produce pochi cuccioli all’anno...dove pensa che andrà, la gente, a cercare i minicani?
R: Sì, è probabile che vada in negozio...o dovunque trovi cuccioli molto piccoli, senza badare alla qualità.
Ma è anche vero che io non posso e non voglio sentirmi responsabile dell’impreparazione cinofila di queste persone.
I mezzi per tutelarsi ci sono tutti: ci sono mille modi per informarsi prima di acquistare un cane, e soprattutto c’è il modo per tutelarsi dalle truffe dei negozianti. Basterebbe chiedere lo scontrino fiscale!
Invece i negozi te lo fanno se acquisti una ciotolina di plastica, ma MAI per un cucciolo. Perché la gente deve essere così cieca da non accorgersi che c’è sotto qualcosa?
Come allevatrice io rispondo dei miei cuccioli al cento per cento: se sbaglio, sono io a correre ai ripari. E lo ritengo un mio preciso dovere.
Perché, lavorando seriamente, dovrei sentirmi in colpa se qualcuno si lascia infinocchiare da persone che invece serie non sono?
Molto diversa la posizione di Pasquale D’Angelo, allevatore di barboni toy e yorkshire, che si dice "molto preoccupato" da questa tendenza alla miniaturizzazione: "Finirà sicuramente per nuocere alla razza", esordisce infatti.
D: Perché ne è così convinto?
R: Perché il barbone toy esiste solo da una ventina d'anni: prima di allora anche questa taglia era osteggiata, visto che spesso presentava fenomeni di nanismo. Ora, questo potrebbe far pensare che come si è riusciti a stabilizzare il toy rendendolo sano, corretto e armonioso, allora si potrebbe riuscire a ottenere lo stesso risultato con i mini-toy, i supermini toy e così via.
Invece io non lo credo affatto, perché ci sono dei limiti e la scienza non è ancora così avanzata da poter forzare la natura oltre questi limiti. Quella che bisognerebbe avere è l'umiltà di riconoscerli, invece di essere tanto presuntuosi che ritenere che tutto ci sia possibile con la selezione.
La verità è che in questi vent'anni ancora non abbiamo "davvero" stabilizzato neppure il toy, tant'è vero che i cani ideali, da 24-25 cm., non nascono ad ogni cucciolata. A volte salta fuori quello da 30 cm., altre volte quello da venti.
Ci stiamo ancora muovendo su un terreno molto delicato, e prima di pensare ad andare oltre credo che almeno dovremmo arrivare "davvero" allo scopo di fissare la taglia toy.
D: Un'allevatrice mi ha detto però che il suo scopo, utilizzando i tiny-toy, è proprio quello di fissare la taglia dei toy "normali": infatti, al momento, capita troppo spesso che i presunti toy poi si rivelino nani. Cosa ne pensa?
R: Non credo che sia la strada giusta, per due motivi: uno cinotecnico e uno, diciamo così, commerciale.
Dal punto di vista cinotecnico è ormai più che assodato che accoppiando due estremi non si ottiene una media: metà dei soggetti tenderanno a un estremo e l'altra metà all'altro. Quindi se accoppio una femmina di 30 cm e un maschio di 20 non avrò tutti cuccioli alti 25 cm.: metà saranno piccoli come il padre e metà grandi come la madre.
Questo in teoria.
In realtà, così come può anche capitare che nasca il cucciolo di 25 cm, è assai probabile (anzi, è più probabile) che ne nasca qualcuno di 32...e qualcuno di 18. Solo che il cane alto 32 cm. non sarà un toy, bensì un nano: e la cosa finisce qui. Invece sappiamo tutti benissimo che il cane alto 18 cm è già di per sé a rischio di nanismo: ma ammettiamo che invece sia perfetto morfologicamente. Questo inviterebbe senz'altro a usarlo in riproduzione, e i suoi figli tenderebbe ancora verso il basso...fino a manifestare i problemi legati al nanismo.
D: Quindi lei non userebbe mai un cane sotto i 25 cm?
R: Non lo userei...e non lo uso!
Per la femmina è impensabile, visto che i problemi di parto sono quasi garantiti: ma non uso neanche il maschio, perché non voglio mettere al mondo soggetti che rischiano di...piacere, e di attrarre il pubblico su una strada sbagliata.
Questo mi porta al discorso commerciale a cui ho accennato prima: un allevatore, secondo me, non ha solo il compito di produrre cani in Standard, capaci di vincere le esposizioni. Questo è solo un lato della cinofilia, che però interessa un numero limitatissimo di persone.
Io credo che su mille possessori di barboni (o di yorkie), in esposizione ce ne vada UNO.
E gli altri che facciamo? Li ignoriamo, chiudendoci nella nostra torre d'avorio di "più bravi di tutti"?
Non credo proprio che in questo modo si faccia il bene della "razza" nel suo insieme. La razza è fatta anche dai cani dei privati, che magari passano tutta la vita sul divano di casa senza mai vedere un'esposizione. Però questi cani, molto spesso, fanno cuccioli!
Ecco perché io credo che il compito degli allevatori (e dei Club) sia anche quello di avvicinare alle razze il grande pubblico, mostrandogli la strada giusta da percorrere, spiegandogli quali sono i cani "giusti" ed evitando così che dilaghino mode deleterie per le razze.
Perché pensate che lo yorkshire, negli ultimi anni, abbia subito un calo di iscrizioni così vistoso?
Proprio perché, intanto che gli allevatori portavano in esposizione cani bellissimi e correttissimi, i privati prendevano tutt'altra strada.
Si diffondeva la convinzione che esistessero diverse taglie, diversi colori e così via: il cane era "di moda" e si vendeva bene tutto ciò che si poteva anche solo vagamente assimilare alla parola "yorkshire".
Ma quando la gente comincia a comprare cani malati, cani atipici e soprattutto cani con un carattere completamente diverso da quello previsto dallo Standard...finisce per esserci anche una disaffezione verso la razza.
Lo Yorkshire è un terrier: un cane coraggioso e pieno di temperamento, ma anche equilibrato e dai nervi saldissimi.
Non è certo isterico, abbaione, "skizzato" come la stragrande maggioranza di quelli che si vedono in mano ai privati.
E se è vero che il proprietario medio può non accorgersi mai di aver comprato un cane atipico...se ha comprato un cane nevrotico se ne accorge eccome! E non farà certo una buona pubblicità alla razza.
D: Secondo lei cosa si può fare per arginare il fenomeno dei "cani di moda"?
R: Io credo che dovrebbe intervenire innanzitutto il Club: ma non limitandosi a rivolgersi alla ristretta "elite" dei Soci, perché quelli sono già, nella stragrande maggioranza dei casi, cinofili informati.
Quello a cui bisogna arrivare è il grande pubblico: quello a cui magari non importa nulla della cinotecnia...ma che - ci piaccia o meno - mette anche al mondo decine di migliaia di cani.
Allevatori e Club dovrebbero lavorare insieme e fare prima di tutto una vera opera di informazione. Piace il cane minuscolo, la gente cerca il cane minuscolo? Non chiudiamoci nella torre d'avorio tra "spiriti eletti" che continuano a fare cani in Standard, ma scendiamo tra la gente comune e spieghiamole perché il cane troppo piccolo è a rischio di patologie. Non mi illudo che questo possa risolvere completamente il problema delle produzioni incontrollate...ma sono sicuro che un pubblico informato sarebbe una preda assai meno facile per cagnari, importatori dall'Est e tutto ciò che gira intorno al fenomeno delle "mode" cinofile, mettendo a rischio le razze che amiamo.
Chiamato il causa il Club, ci sembrato opportuno sentire anche la sua voce: quindi abbiamo contattato Gabriele Carlucci, presidente della Sezione Barboni del Club Cani da Compagnia, che abbiamo messo di fronte a una domanda molto diretta:
D: Che posizione intende prendere il Club nei confronti di questa dilagante "corsa alla miniaturizzazione"?
R: Il Club ha già una "posizione" ben precisa, che è quella di seguire esclusivamente lo Standard. L'impostazione tecnica, per quanto riguarda i barboni toy, è quella di suggerire una taglia ideale di 24-25 centimetri, chiedendo agli allevatori di non ridurla ulteriormente. E' scientificamente provato che "scendendo" troppo si evidenzia tutta una serie di problemi, dall'epilessia alla lussazione della rotula e a tutte le altre patologie legate al nanismo: quindi l'indirizzo di allevamento non può certo andare in questa direzione.
Se però un allevatore mi porta in esposizione un cane assolutamente perfetto, senza alcun segno di nanismo e alto 20 cm...non gli si può neppure negargli una valutazione positiva, perché il cane è in Standard ed è corretto.
La qualifica, quindi, non potrà essere penalizzante: poi solo al Giudice decidere se premiare o meno il cane con una certa posizione in classifica.
D: Questo, però, sembra un po' uno "scaricabarile": i Club dovrebbero anche indicare ai giudici i propri indirizzi di allevamento!
R: Questo è vero, ma è anche vero che un "indirizzo" non può equivalere a un'imposizione.
Comunque noi sappiamo che il barbone originario è quello medio.
E sappiamo che in tutte le razze (compresa quella umana) la taglia media è statisticamente quella più stabile, più robusta e meno a rischio di malattie.
In cinofilia, specie nel campo dei cani da compagnia, ci si è già allontanati parecchio dalla taglia media: ma non si deve eccedere, perché è noto che gli eccessi (sia verso il gigantismo che verso il nanismo) comportano seri problemi.
Nei barboni esistono entrambi i rischi: da una parte c'è chi vorrebbe fare gli "elephant" e dall'altra ci sono tiny-toy, pocket e teacup. Il Club non intende incoraggiare né l'uno né l'altro, ma non può neppure puntare il fucile contro gli allevatori che intendono produrre cani enormi o minuscoli. L'unica arma del Club è lo Standard: i cani che non lo rispecchiano sono cani che per il Club non hanno alcuna ragione di esistere. Ma non è che si possa andare molto oltre.
Il Club, tra l'altro, deve occuparsi solo di cinotecnia e non può assolutamente occuparsi di questioni commerciali.
Il Ch. Lyrae Exotic Star - prop. All.to di Torre Caracciolo: un eccellente toy ottenuto accoppiando solo cani in Standard
D: Di commercio certamente no, ma di informazione potrebbe, anzi a mio avviso "dovrebbe" interessarsi, sempre che abbia a cuore la "razza" nel suo insieme, e non uno sparuto gruppo di persone con una tessera in tasca. La razza non è fatta da Soci, ma dai cani.
D: Sono d'accordo, e infatti proprio all'ultima riunione di Consiglio si è valutata l'idea di una campagna informativa sulle nostre razze che non si limiterà al Bollettino del Club e neppure a "I nostri cani", l'organo di stamoa dell'ENCI. Abbiamo deciso di avvicinare le riviste di settore (almeno quelle che ci concederanno lo spazio) e addirittura le riviste più popolari NON specializzate, proprio nell'intento di arrivare a diffondere una cultura cinofila che non resti sempre e solo tra addetti ai lavori.
D: Questo sarebbe un passo importantissimo e davvero "rivoluzionario", visto che nessun Club finora ha preso iniziative del genere.
R: Noi speriamo di riuscirsi, anche se purtroppo si tratta di iniziative molto costose.
Ma il Club tiene davvero a tutelare le razze, ed è nella stessa ottica che stiamo obbligando i nostri Soci ad avere tutti i controlli per le malattie genetiche se vogliano aspirare al Campionato sociale.
E' già obbligatorio l'esame della rotula, ora aggiungeremo anche quello per le patologie oculari: almeno i Campioni sociali (visto che le regole per il campionato italiano le decide soltanto l'ENCI) dovranno essere cani sani sotto ogni aspetto.
Purtroppo sono tutti passiimpegnativi e costosi...ma l'allevamento serio deve mirare solo al meglio, anche a costo di qualche sacrificio.
Altrimenti non sarà mai possibile distinguere l'allevatore dal semplice "produttore" di cuccioli...altro punto basilare se vogliamo limitare i danni delle mode canine.