In poche parole:
Nell’educazione del cane la nostra voce è il miglior rinforzo e la migliore punizione che abbiamo a disposizione.
Il linguaggio paraverbale, per lo più inconscio, è composto dal timbro, dal tono, dal volume e dalla velocità con cui pronunciamo le parole e ci permette di “rinforzare” quanto viene espresso con esse.
La comunicazione paraverbale insieme a quella metaverbale, è una parte integrante del nostro modo di relazionarci con gli altri, umani o cani che siano.
Il timbro o “colore” è l’insieme delle caratteristiche individuali della voce (nasale, gutturale, soffocata...).
Può influire molto su noi stessi e sugli altri.
Pensate solo al famoso modo di dire “fare la voce grossa”!
Il tono è un indicatore dell’intenzione e del senso che si da alla comunicazione. Può esprimere apprezzamento o disappunto, entusiasmo o apatia, interesse o noia, coinvolgimento o estraneazione...
Il volume è l’intensità sonora, mentre la velocità è il tempo di emissione della voce.
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Se è vero che le parole sono importanti, è anche vero che conta moltissimo come le diciamo. La comunicazione paraverbale consiste appunto nella modalità con cui usiamo la voce.
Essa permette di dare risalto a un concetto rispetto a un altro attraverso una differente intonazione.
Ma c’è dell’altro, la comunicazione metaverbale, ad esempio, è costituita dalla posizione e dai movimenti del corpo, dalla gestualità delle mani, dalla mimica, dallo sguardo, dal sorriso e dagli atteggiamenti.
In genere gli esperti cinofili sono soliti criticare i “profani” sostenendo che essi danno un peso eccessivo alla comunicazione verbale rispetto alla metacomunicazione.
In effetti noi esseri umani siamo portati a dare importanza a ciò che diciamo con le parole, mentre i cani comunicano moltissimo mediante le posture.
Questo però non ci deve far perdere di vista l’importanza della comunicazione paraverbale anche nei confronti dei nostri cani.
Saper utilizzare correttamente la voce – il timbro, il tono, il volume e la velocità – permette di esprimere emozioni e sentimenti, e di rendere più efficace la comunicazione.
Quindi quando “parliamo” al nostro cane le parole che usiamo possono avere significati diversi a seconda di come noi utilizziamo la voce.
Per questo è estremamente importante abituare il suo orecchio ai mutevoli suoni che essa può assumere.
Alcuni scienziati europei e americani (Hare, Brown, Williamson, Bräuer, Tomasello, Miklosi e altri) hanno portato a termine alcuni lavori sperimentali e confermato ciò che noi cinofili sappiamo da sempre: cioè che i cani, comparati ai lupi e agli scimpanzé, sono gli animali più capaci di decodificare i segnali emessi dall’uomo.
Questa capacità è da intendersi come una maggiore abilità a comprendere il linguaggio metaverbale, verbale e paraverbale.
Così come è stato evidenziato da Adam Miklosi (“The Behavioural Biology of Dogs” Wallingford, UK) nel capitolo dedicato alle interazioni uomo-animale e cognizioni sociali, a differenza di quanto avviene ai cuccioli di lupo socializzati con l’uomo, che quando possono scegliere tra la compagnia di umani o di cani scelgono quest’ultima, i cani scelgono gli umani.
Miklosi mette in evidenza che la comunicazione tra cani e umani va in entrambe le direzioni, cioè da cane a uomo e viceversa, e in questo i cani hanno una capacità di gran lunga superiore a quella dei lupi.
Egli porta ad esempio il fatto che i cani abbiano una visione armonica dell’abbaio del tutto sconosciuta ai lupi, utilizzandolo in modi tanto differenti da esprimere una vasta gamma di emozioni.
Quindi, così come sono in grado di esprimere tantissime emozioni attraverso una vasta tipologia di suoni, i cani sono altrettanto bravi nel comprendere la nostra comunicazione paraverbale.
Comunicazione che, ricordiamo, è costituita dal timbro, dal tono, dal volume e dalla velocità con cui utilizziamo la nostra voce e con cui esprimiamo maggiormente le nostre emozioni.
Al di là dei comandi chiari e ripetitivi che insegniamo, dobbiamo parlare moltissimo ai nostri cani, non per comunicare loro attraverso le parole, bensì per stabilire un contatto attraverso il linguaggio paraverbale.
È molto più semplice insegnare la condotta al guinzaglio attraverso un abile gioco di timbri toni e volumi, che con il cibo o una pallina.
Basta infatti tenere l’attenzione del nostro amico centrata su di noi, usando correttamente parole di lode, dette in modo gioioso e carico di soddisfazione o un duro NO di disapprovazione quando sta sbagliando per avere in breve tempo un cane che cammina correttamente al nostro fianco.
A cura di Associazione Nazionale Professionale Educatori Cinofili
[Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]Tratto dal mensile Petfamily marzo 2012